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Il limite nella prima infanzia
Marco Benini
lug 01, 2021

Regole, limiti e confini tra zero e due anni

Il tema del limite è molto complesso e quindi, senza alcuna pretesa di esaustività, presenterò qui in solo alcuni principi utili alla sua esplorazione..


L’apprendimento è, in estrema sintesi, l’abilità di entrare in relazione con l’ignoto per trarne un vantaggio in termini di maturazione personale, conoscenza e capacità. La tenera età di un neonato non ci deve trarre in inganno, quando un bimbo incontra un oggetto, uno spazio, una situazione, una persona che non conosce s'impegna molto seriamente per comprendere tutta la complessità dell'evento.


Tra noto e non ancora noto c'è uno spazio che si definisce limite. La sua considerazione in termini di superamento, la valutazione delle capacità necessarie per oltrepassarlo, la previsione degli effetti che deriveranno dal suo superamento o non superamento e la decisione di entrare in azione o meno, sono fasi di un processo molto complesso - non interamente conscio - che si potrà gestire compiutamente solo in età adulta.


Questo lungo percorso inizia prima della nascita, continua per tutta l’infanzia e si sviluppa nell’adolescenza grazie alla stratificazione di innumerevoli esperienze affettive, sensoriali, motorie e cognitive relative alla percezione di sé, dello spazio, degli oggetti, delle persone e del modo in cui agiscono.


Questo tipo di esperienza ha una funzione di massimo rilievo nello sviluppo del bambino che, nella sua esplorazione del mondo, cercherà di modificarsi - cioè di imparare - attraverso la conoscenza di spazi fisici e relazionali, con i loro limiti e confini.


Inoltre, per tutta l'infanzia gli schemi di relazione con il "non ancora conosciuto" che i genitori sapranno mettere in campo, verranno modellati dal bambino e condizioneranno il modo con cui condurrà la sua esplorazione. Non si sta incoraggiando in alcun modo un'assenza di confini o limiti, piuttosto si vuole sottolineare la necessità di accompagnare i bambini nella comprensione di quel delicato meccanismo che ci permette di esplorare il mondo con attenzione e consapevolezza..



Affettività e sicurezza


Il bambino inizia questo percorso fin dalla gestazione, un periodo in cui vive già proprie sensazioni ed esperienze interiori seppur ancora strettamente correlate al “colore” emotivo con cui la madre, ma potremmo dire entrambi i genitori, percorrono la vita. 


Questa prima raccolta di eventi, la loro frequenza e intensità, unitamente alla tipologia di relazione che la madre riesce ad instaurare con il figlio prima della nascita, si polarizzano rapidamente nel bambino in termini di sicurezza o insicurezza, restituendogli - nella sua assoluta vulnerabilità - i primi elementi per percepire se stesso. 


Ovviamente la strada da fare è ancora tanta e nulla è ancora determinato, tuttavia egli inizierà ben presto ad avere l’impressione di essere più o meno accolto, più o meno sostenuto o più o meno amato e questo condizionerà la sua capacità di indagine del mondo. Quando tutto è ignoto la qualità del rapporto adulto-bambino determina in buona parte la possibilità di appagare la naturale curiosità di conoscenza del bambino, l’adulto è quindi il principale mediatore tra il mondo interiore del bambino e il "non ancora conosciuto".


Nella prima infanzia il limite è un elemento fondamentale dell’esperienza umana poiché permette al bambino di interagire con l’ambiente e lo aiuta a strutturare una prima idea di sé. Fin da subito il bambino cerca di costruire regole per interpretare il mondo ed in assenza di un limite intellegibile (come potrebbe essere una folla caotica o un ambiente troppo ampio) oppure in presenza di feedback contraddittori e imprevedibili, il sistemi emotivi e cognitivi del bambino va in crisi. 


Ed è proprio questa la ragione per cui la stabilità, la ripetitività della giornata, la continuità degli ambienti, la prevedibilità del comportamento degli adulti e la positività delle loro emozioni assumono un ruolo di massima importanza, fornendo al bambino la necessaria e rassicurante routine che più avanti gli consentirà di affrontare con maggiore sicurezza l’ignoto. Se un bambino è attivo e vivace con alcuni adulti e timoroso con altri sono quest’ultimi a doversi porre delle domande, evitando di etichettare il bambino.


Questa fase della crescita si chiude quando la novità dell’esperienza - senza che l'intermediazione dell'adulto sia più necessaria - diventa la costante della propria giornata.



Il movimento del corpo


Un altro decisivo contributo per la gestione del confine tra conosciuto e non ancora conosciuto deriva dalla possibilità di utilizzare il corpo, più esattamente dalla quantità e qualità di libertà di movimento che gli adulti riescono a concedere al bambino nei primi tre anni di vita.


Da questo punto di vista il neonato è ancora costretto ad uno sviluppo rallentato da idee non reali che gli adulti hanno sulle sue capacità di movimento. Se si osserva un neonato risulta evidente che sta cercando in ogni modo di muoversi per raggiungere ciò che desidera.


Ecco allora che aiutarlo nello sviluppo della prensililità precoce lo aiuterà a sviluppare forza nelle mani (per prendere gli oggetti che desidera), nelle braccia (per strisciare e poi gattonare) e lo aiuterà a sviluppare al meglio a sviluppare la sua cassa toracica aumentando la sua capacità di ossigenazione. Come fare? Semplicemente offrendo i nostri pollici alle sue manine e incitandolo ad appendersi ad essi.


Un'altra falsa idea, ad esempio, è l'età in cui il bambino può andare in bicicletta senza rotelle. Se osserviamo il bambino e gli offriamo gli strumenti corretti imparerà a guidare in autonomia la bicicletta prima dei tre anni, con evidenti ricadute sul senso di auto-efficacia.


Ed è così che la percezione, grazie alla motricità, si trasforma in un processo attivo di ricerca dell’informazione, cioè del contatto con il nuovo: dove finisco io inizia il cubo rosso, toccando il cubo rosso io conosco l’oggetto e conoscendo l'oggetto conosco me stesso. La percezione ha un forte impatto sull’apprendimento e induce cambiamenti nel comportamento e nelle strutture mentali del bambino. Prima dei tre anni non va quindi limitata ma aumentata (con ordine e progressività).


Muovendosi il bambino riesce ad interconnettere le funzioni motorie, percettive, linguistiche e sociali con l’ambiente, sviluppando un’idea di complessità che gli permette di interagire con la realtà. Quest’attività gli fornirà gli stimoli di cui ha bisogno per crescere felicemente.


Basti pensare che a parità di condizioni bambini tra zero e tre anni con gravi difficoltà famigliari e vissuti emotivi di abbandono, se lasciati liberi di muoversi in uno spazio sicuro e predeterminato dall’adulto, cioè abbastanza ampio da permettere un’esplorazione dinamica, riescono a vivere un benessere maggiore rispetto a coloro che subiscono restrizioni di movimento. 



Non improvvisate, preparatevi


Il bambino ha bisogno di uno spazio sconosciuto da esplorare e deve poterlo affrontare in sicurezza. Queste esperienze strutturano una fiducia in se stessi che rimarrà per sempre e, contemporaneamente, alimentano la curiosità del bambino aiutandolo ad entrare in contatto - in sicurezza - con esperienze via via più complesse: dal tappeto, alla forchetta, alla forbice, al fuoco, alla strada, agli altri.


Ecco che il limite è definito non dalle regole o dai divieti, ma dalla capacità di esplorazione e dalla sicurezza con cui il bambino ha imparato ad affrontare il "non ancora conosciuto", grazie all'esempio e all'accompagnamento dei suoi genitori.


Si vuole sottolineare che questo tipo di percorso non è, né può essere in alcuno modo, il frutto di una spontaneità improvvisata: c'è un grande lavoro preparativo che l'adulto deve compiere per rendere davvero sicuro l’ambiente, per riuscire a capire quando ampliarlo e comprendere come accompagnare il bambino.



Dai 2 ai 3 anni


Dai 2 ai 3 anni lo sviluppo del bambino richiede un'ulteriore declinazione del principio di limite e confine. In questo periodo il bambino entra, infatti, in un'altra fase dello sviluppo e per i propri bisogni evolutivi tende ad opporsi alle proposte dell’adulto, sperimentando frequenti scoppi di rabbia incontrollata. Da qui in poi non si esploreranno più solamente gli spazi esterni, ma anche complessi mondi interiori.

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