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Una vita giusta
Marco Benini
dic 10, 2022

Il testo riportato di seguito è opera del dott. Remo Hans Largo (1943-2020) pediatra di fama internazionale, direttore del dipartimento "Crescita e sviluppo" dell'Ospedale pediatrico universitario di Zurigo e autore di numerose pubblicazioni scientifiche e opere divulgative.


Queste poche righe sono tratte da "Vivere la vita Giusta" (Mondadori 2018), la loro pubblicazione su questo blog rappresenta un invito al pubblico ad approfondire le opere di Largo: un autore che affronta il tema dello sviluppo del bambino con un approccio scientifico e rigoroso, senza mai perdere di vista le connessioni tra le diverse discipline (storia, medicina, sociologia, psicologia, pedagogia), accompagnandoci a comprendere meglio il complesso compito educativo che ci attende oggi.



Vivere a pieno

In una società ideale, il paradiso in terra per così dire, tutti gli esseri umani potrebbero condurre una vita giusta.


Dal punto di vista del principio di compatibilità, questa società sarebbe strutturata in modo tale da permettere a ognuno di vivere a pieno la propria individualità. Potrebbe soddisfare i propri bisogni fisici, si sentirebbe protetto e al sicuro all'interno della comunità. Potrebbe realizzare le proprie inclinazioni e ottenere risultati soddisfacenti. Vivrebbe in una condizione di tranquillità, lontano da qualunque minaccia.


E potrebbe condurre sotto ogni aspetto un'esistenza consapevole.


Non siamo più quelli di ieri


E noi, oggi, abbiamo raggiunto il paradiso? In un certo senso si.


Nel corso dell'ultimo secolo il progresso scientifico, tecnologico ed economico ha contribuito enormemente al benessere fisico e psichico dell'umanità, anche se non ancora in tutte le zone del mondo.


Nei paesi avanzati, infatti, le condizioni di salute della popolazione non sono mai state migliori di adesso, e l'aspettativa di vita è raddoppiata. Inoltre le persone possono accedere a un sistema educativo di buon livello, e da settant'anni in Europa dominano il benessere economico e la pace, fatto mai accaduto prima.


Eppure continuano a prevalere una generale insoddisfazione e un diffuso senso di disagio, delle cui cause ci stiamo gradualmente rendendo conto.



I bisogni emotivi e sociali di oggi


Una di queste è la scarsa considerazione nei confronti dei bisogni emotivi e sociali delle persone. L'uomo è un essere profondamente sociale, e per il suo benessere necessita di una forma di convivenza che per certi versi è ancora quella delle comunità arcaiche, e prevede relazioni stabili con persone fidate e una cultura che trasmetta identità e senso di appartenenza. Invece, nell'arco di poche generazioni, in seguito ai progressi della modernità, la comunità di piccole dimensioni ha ceduto il passo a una gigantesca e anonima società di massa, alla quale non siamo adatti.


Viviamo in perenne competizione con gli altri. Dobbiamo sempre dimostrare di essere all'altezza, sia nella vita di coppia sia in quella lavorativa, e corriamo di continuo il rischio di rimanere esclusi da ogni rete di relazioni e di isolarci socialmente. Ormai la maggior parte di noi riesce a raggiungere una sicurezza emotiva solo occasionalmente. Viviamo come se potessimo rinunciare a ogni rapporto interpersonale solido e durevole, come se non ne avessimo bisogno per il nostro benessere psichico. Ma questo atteggiamento si rivela sempre più illusorio. 


Rapporti affidabili e duraturi


Una società e un sistema economico anonimi ed estremamente complessi come quelli attuali non sono infatti in grado di far nascere relazioni basate sulla fiducia reciproca e di venire incontro ai nostri bisogni emotivi e sociali. È necessario perciò ricreare comunità di persone che si conoscano bene fra loro e che stabiliscano una rete di rapporti affidabili e duraturi.


È giunto il momento di preoccuparsi in modo sostanziale di come intendiamo convivere in futuro, ma anche di come affrontare le altre problematiche che sono all'origine del senso di insicurezza che pervade noi tutti, quali la minaccia incombente della disoccupazione di massa, la perdita di significato del lavoro e lo smarrimento dei valori culturali.


A questo scopo è necessario pensare l'impossibile, o meglio quello che presumiamo essere impossibile, perché soltanto così saremo disposti a trasformare radicalmente la società e l'economia in modo tale che gli esseri umani possano soddisfare i loro bisogni fondamentali e vivere a pieno la loro individualità.



Remo Hans Largo, Vivere la vita giusta, Mondadori 2018, ISBN 9788852088025

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